La prima regola del noir è che non ci sono regole

 




Lo stesso concetto di letteratura "noir" sfugge a definizioni e rigidi incasellamenti.
Per questo motivo ritengo che offra un tipo di lettura adatta alle menti acute, che desiderino avventurarsi al di là dei cliché che caratterizzano, ad esempio, il giallo classico.
Nel noir non esiste una netta demarcazione tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e spesso il modello indiziario rivela verità che non portano a nessuna soluzione. Non viene narrato il 'come' ma il 'perché'. L'unica cosa possibile, quindi, è calarsi nella mente dei protagonisti e capire le loro ragioni, belle o brutte che siano. Ed è questo l'aspetto interessante di questo 'genere': la possibilità di compiere un viaggio all'interno dell'animo umano corrotto. Perché l'innocenza non è contemplata e sul palato rimane spesso un retrogusto disturbante.
Non esistono finali rassicuranti ma solo conseguenze imprevedibili, anche se, come diceva James Ellroy, tutto ciò esula da quei 'libruncoli sugli psicopatici, che santificano criminali o disgraziati o serial killer'. Il noir, semplicemente, aderisce alle mille sfumature dell'animo umano.
Chi scrive noir deve per forza essere un fine antropologo in grado di mantenere una visione realista di ciò che lo circonda. (Anche quando è declinata nel Pulp)
Inoltre leggere un romanzo con queste caratteristiche offre anche un'altra prerogativa, ovvero quella di poter guardare un film stampato su carta, dove la narrazione e l'effetto visivo si intrecciano indissolubilmente ed è possibile VEDERE ciò che è scritto.
Ci si può muovere in un mondo popolato da antieroi combattuti tra due ruoli contrapposti. Perdenti, disperati, paranoici ma pronti ad affrontare l'imprevedibile. Esattamente ciò che ci propone la quotidianità.
Che poi, perché ho scritto tutta sta pippa?
Perché mi sono stancata di vedere copertine di libri di Ken Follett con immagini di navi in mezzo alla tempesta. O di osceni Dan Brown usati per creare serie tv da settimana enigmistica.
Possiamo pretendere di più, scavando nella nostra realtà, quella italiana, fatta di storie crude e quasi impossibili ma estremamente vere e appassionanti, in grado di stimolare il pensiero trasversale.
Lo posso affermare con sicurezza, apprezzo questo genere così come adoro l'universalità di Umberto Eco, l'estetica di Flaubert o le raffinatezze storiche di Alberto Frappa Raunceroy (vedi La lanterna nera, edito da arkadia).
La letteratura si compenetra a più livelli, basta abbattere gli schemi mentali.
Per questo sono felice di condividere la raccolta Meneghina di Borderfiction.
Varrebbe la pena prenderla anche solo per l'introduzione di Cappi ma vi perdereste tutta la sostanza del contenuto.


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